Class action contro il Comune
La disciplina prevista dal nostro ordinamento, a tutela del consumatore, attraverso la forma della class action, prevede un’ulteriore modello di azione collettiva che può essere indirizzata nei confronti di un concessionario di pubblico servizio o di una pubblica amministrazione.
Il D.Lgs. 20 dicembre 2009 n. 198, in attuazione della cd. Legge Brunetta, contempla la figura della class action pubblica come forma di reazione agli “inadempimenti” di una p.a.
Ad esempio un gruppo di cittadini che lamentano la lesione di un diritto possono promuovere la class action nei confronti di un comune che ha tenuto un comportamento non conforme a quanto prescritto dalla legge,
Difatti, al pari del diritto del consumatore, viene ad essere tutelata anche la posizione del cittadino che subisce così una “lesione diretta, concreta e attuale dei propri interessi” nell’ambito di determinate circostanze e precisi obblighi previsti dalla legge.
Come funziona una class action verso la pubblica amministrazione
La competenza giurisdizionale, in materia, è attribuita al Giudice Amministrativo e pertanto al T.A.R. che riceve i ricorsi di cittadini, aggregati in associazioni o comitati, che lamentano una lesione nel caso di:
- Violazione delle prescrizioni contenute nelle Carte dei Servizi, ovvero “il documento con il quale ogni Ente erogatore di servizi assume una serie di impegni nei confronti della propria utenza riguardo i propri servizi, le modalità di erogazione di questi servizi, gli standard di qualità etc.”, come si legge sul portale del Dipartimento della funzione pubblica- Presidenza del Consiglio dei Ministri;
- Mancata emanazione di un provvedimento a carattere vincolato cioè che la p.a. deve obbligatoriamente produrre, entro un termine previsto dalla legge;
- Violazione di standards qualitativi ed economici che, nel caso della pubblica amministrazione, quindi anche di un ente territoriale come il comune, sono quelli stabiliti dal D.Lgs. 27 ottobre 2009, n. 150.
Procedimento della class action verso le pubbliche amministrazioni
Per questo tipo di class action è obbligatorio diffidare prima l’amministrazione pubblica o il concessionario di pubblico servizio. La diffida deve essere notificata alla p.a. competente per l’emanazione dell’atto/prestazione del servizio, che ha 90 giorni per porre rimedio alla propria condotta o comunque tentare, con i ricorrenti, una forma di riconciliazione bonaria.
In caso non si sia riusciti ad ottenere risultati con la diffida, si potrà procedere con il deposito del ricorso al T.A.R. competente. Nel ricorso deve essere specificato che, nel rispetto dei termini previsti, è stata inoltrata diffida ad adempiere nei confronti della pubblica amministrazione ma che la stessa non ha dato corso ad alcun tipo di ravvedimento.
A questo punto, anche altri cittadini, qualora venissero a trovarsi nella medesima situazione di disagio e violazione del diritto, avrebbero la possibilità di intervenire almeno 20 giorni liberi prima dell’udienza di discussione del ricorso, aderendo alla class action.
Che risultati si possono ottenere?
A differenza della class action azionabile nei confronti delle imprese, quella contro la p.a. non dà diritto al risarcimento del danno. Nel caso di accoglimento del ricorso, il giudice accerta la violazione della legge ed impone alla p.a. di rimediare alla propria mancanza entro un termine congruo.
Per ottenere il risarcimento del danno, invece, sarà necessario adire l’Autorità Giudiziaria attraverso i rimedi ordinari.
È sempre bene richiedere il supporto legale di un avvocato esperto in materia di class action che sappia consigliarti sulla strada migliore da intraprendere in questi casi così particolari.